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Valentina Bigini PDF Stampa E-mail
 
La mia esperienza come insegnante di Matematica.
“Buongiorno, mi chiamo Valentina Bigini e sono un’insegnante di Matematica” a questo punto della conversazione, la faccia del mio interlocutore cambia e la risposta più ricorrente è: "Io in matematica avevo 4, non l’ho mai capita e non mi è mai piaciuta!".
 
Valentina BiginiAl contrario, per me la Matematica è stata il primo amore, mi è sempre piaciuta e devo dire che ho sempre avuto delle insegnanti eccezionali, a partire dalla mia maestra delle elementari, fino alla professoressa del triennio del liceo. Inoltre sono stata sempre curiosa e la matematica, in qualche modo, stimola questo lato del mio carattere.
La scelta della facoltà è stata guidata anche dal fatto che volevo fare l’insegnante e ritenevo che tra tutte le opzioni possibili, Matematica mi avrebbe permesso di realizzarmi più velocemente.
 
Non sbagliavo. Infatti appena laureata, nell’indirizzo didattico, con una tesi sull’insegnante di matematica, mi sono iscritta nelle graduatorie dell’USP (ex provveditorato agli studi) e a ottobre dello stesso anno mi hanno chiamato per una supplenza al Liceo Scientifico “E. Fermi” di Massa: doveva essere breve, invece è andata avanti fino all’esame di stato. È stata un’esperienza fantastica, anche se all’inizio ero terrorizzata!! In primo luogo perché mi avevano assegnato anche una 5^ e io non sapevo nemmeno come si scrivesse un registro, non avevo idea di cosa spiegare e soprattutto come. Come se ciò non bastasse, quel liceo era il MIO liceo, dove mi ero diplomata e quella classe occupava quella che era stata la mia aula: che impressione sedersi alla cattedra e guardare da lì il mio banco!

Dopo quell’esperienza ho sempre insegnato, tranne per un breve periodo di circa due settimane. Ho cambiato diverse scuole, cosa che da un lato può essere faticosa perché ogni anno si deve ricominciare con alunni diversi, situazioni diverse e colleghi diversi, ma dall’altro mi ha permesso di fare svariate esperienze, che mi hanno dato molto anche sul piano umano.

Ho mantenuto i contatti con l'università, riuscendo ogni tanto a fornire la mia collaborazione a progetti nazionali sulla didattica finanziati dal Ministero dell'Università e della Ricerca. Fra questi un progetto FIRB il cui tema era uno studio sull’atteggiamento dei ragazzi nei confronti della matematica e su come cambia nel corso degli anni, e il Progetto Lauree Scientifiche.

Come insegnate precaria ho cambiato diverse scuole: ho insegnato al Liceo Scientifico, all’Istituto Commerciale, al Tecnico Industriale, al Tecnico Per Ragionieri, al Professionale Meccanico ed Elettrico, al Liceo Artistico, al Professionale per il Marmo e al Professionale Alberghiero. Il programma di Matematica è abbastanza standard: il calcolo letterale, le equazioni, analisi …, anche se ho scoperto che in 5^ Ragioneria indirizzo Mercurio si fa analisi in due variabili, con curve di livello e hamiltoniane, oltre a ricerca operativa. Comunque volendo si possono fare cose particolari a seconda dell’Istituto e degli interessi degli alunni. Ho insegnato e insegno tutt’ora a scuole di indirizzo artistico, in cui la Matematica non è proprio la materia preferita. Per cercare di interessarli e stimolarli, devo cercare argomenti particolari.  Ad esempio, la sezione aurea. Ho presentato il numero ϕ dal punto di vista matematico, sia con la definizione di Euclide, di cui abbiamo letto in classe la proposizione dagli “Elementi”, sia con la risoluzione dell’equazione di 2° grado, sia con la successione di Fibonacci; poi ho illustrato loro (con la partecipazione dell’insegnante di Storia dell’arte in una classe) gli aspetti artistici di ϕ e l’utilizzo più o meno consapevole in scultura, architettura e pittura.

Su richiesta degli alunni, che li vedono spesso su statue, palazzi e non li sanno leggere, ho fatto una lezione sui numeri romani, sottolineando la difficoltà nello scrivere numeri grandi per il fatto che non sono posizionali e la complessità nel fare i calcoli. Quest’anno vorrei proporre una lezione sui frattali, se riesco a prepararla in modo semplice, perché ho letto che Pollock dipingeva per frattali, e le piante di alcuni edifici, come Castel del Monte, sono frattali. In collaborazione con l’insegnante di Disegno Architettonico, sto preparando una lezione sulle piastrellature, ricavando dei disegni geometrici da foto di pavimenti e affreschi, di cui dovranno poi calcolare aree e perimetri.

All’Istituto Alberghiero dove servono le proporzioni, ho preparato dei problemi utilizzando le ricette. Al liceo scientifico, ho proposto una lezione sulle geometrie non euclidee, partendo dal V postulato di Euclide e dalle sue possibili negazioni; l’idea era una collaborazione con l’insegnante di Filosofia ma poi non è andata in porto.  
Inoltre, siccome mi piace molto la storia della matematica, e penso che sia utile far vedere agli alunni che la matematica è un prodotto umano, frutto del lavoro di menti brillanti, storicizzo le mie lezioni. Inoltre la vita di alcuni matematici è affascinante. Quindi, ad esempio, prima di affrontare parabola, ellisse e iperbole, parlo di Apollonio e delle sue “Coniche”, presentando brevemente il suo lavoro.

Oppure leggo alcuni brani da libri di divulgazione: la storia dell’hotel Hilbert raccontata da S. Singh ne “L’ultimo teorema di Fermat” è utile per presentare l’infinito quando si fanno i limiti e le operazioni con gli infiniti; in “Racconti matematici” di C. Bartocci ci sono alcuni racconti molto interessanti, tra cui “Nove volte sette” di Asimov che ho fatto leggere quando criticano il fatto di non poter usare la calcolatrice; dai “Magnifici dieci” di A. Cerasoli ho preso l’idea di illustrare il teorema di Pitagora con un filo e 12 nodini equidistanti. Sto cercando qualcosa sui numeri primi perché mi hanno fatto delle domande su questi numeri. l successo di “A beautiful mind” con Russell Crowe mi ha permesso, dopo la visione del film di parlare di crittografia.

Lo scorso anno, in una 1^ IPSIA con alunni con molte difficoltà, ho spiegato le frazioni usando delle tavolette di cioccolata: si sono rivelate molto utili per far vedere le frazioni equivalenti, le semplificazioni e alcune operazioni.
Per quanto riguarda le gare matematiche, alcuni miei alunni, soprattutto quelli del Liceo, hanno partecipato alle Olimpiadi e ai Giochi di Archimede; prima degli eventi abbiamo affrontato in classe alcuni quesiti dei giochi precedenti.

Le soddisfazioni più grandi però le ho quando mi sento dire dagli alunni che "in fondo la matematica non è così sgradevole" e che "risolvere un problema può essere divertente". Sono queste le motivazioni che sono alla base del mio lavoro e che mi spingono ad impegnarmi  per riuscire non solo a insegnare come si risolve un’equazione ma ad apprezzare in pieno la materia e a stimolare le loro curiosità.
 
Nel 2005, quando ero già specializzata, il prof. Berni, supervisore di tirocinio dell’indirizzo FIM di Pisa, mi ha chiesto di partecipare alla conferenza “Il tirocinio come risorsa per la formazione iniziale”.   Il mio intervento riguardava la mia esperienza di tirocinio, esperienza che, per me, era stata più che positiva: mi è servita molto, per imparare a stare in classe, per cogliere i segnali degli alunni, insomma per imparare dall’esperienza degli altri, aspettando di farsela.
Ho partecipato volentieri alla conferenza: non potevo dire come si fa il tirocinio, ogni esperienza è particolare, ma potevo illustrare la mia e il perché aveva funzionato così bene, sperando di essere utile sia agli specializzandi sia a tutor presenti.