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Maura Mazzarello PDF Stampa E-mail
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Mi sono laureata in Matematica, indirizzo Generale, nel 1983. A quel tempo non avevo un’idea precisa della direzione che avrei preso, non mi sentivo pronta per nulla in particolare, ma potenzialmente in grado di fare molto. Sapevo però che non avrei cercato di insegnare la Matematica, ma piuttosto di usarla, come uno strumento di lavoro la conoscenza del quale andava specializzata nel tempo. Ho avuto l’opportunità di seguire diversi corsi di formazione dopo la laurea, da cui è nato il mio orientamento verso gli aspetti legati alla cattura, modellazione e gestione della conoscenza in problemi reali (come la diagnostica dei guasti in reti di distribuzione di energia elettrica, il controllo del processo di stagionatura del prosciutto crudo, o la gestione ottimizzata del traffico ferroviario). In questo ambito si trovano interessanti applicazioni della matematica, attraverso lo studio di modelli che permettono di ottimizzare problemi complessi, eventualmente integrati con metodi euristici. Ma io ritengo che la fase più appassionante, nell’affrontare progetti così diversi fra loro, sia la fase iniziale, nella quale occorre innanzi tutto “entrare” nel problema, comunicare e trovare un linguaggio comune con gli esperti. Penso che aver studiato matematica mi abbia fornito di due strumenti fondamentali per affrontare questa fase: il primo strumento è l’attenzione al linguaggio formale, grazie alla quale poter dialogare in breve tempo con esperti provenienti da campi inizialmente sconosciuti, riuscendo così a trattare i problemi in maniera non approssimativa. Il secondo strumento è la capacità di astrazione, che si rivela particolarmente utile per andare alle radici del problema, ragionarci e approfondirlo, capire se è risolvibile, crearne un modello per affrontarlo e risolverlo.
Ho avuto la fortuna di poter concretizzare questi interessi e capacità lavorando diversi anni all’interno di gruppi di Ricerca&Sviluppo nelle grandi aziende dell’elettronica genovese, partecipando anche a progetti di ricerca internazionali.
Ma dai primi anni ’90 le grandi aziende italiane hanno progressivamente iniziato a ridurre il loro interesse, nonchè i loro investimenti, per la ricerca applicata. Di qui l’intuizione che si stavano creando spazi da riempire per chi voleva continuare a crederci e si sentiva stimolato a farlo.
E’ da questa intuizione che è nata On AIR, la società che 12 anni fa ho fondato insieme ad una collega ingegnere, con l’obiettivo di dar vita a un piccolo centro studi che aggregasse competenze specialistiche complementari, con cui affrontare e risolvere problemi complessi e interdisciplinari. Il nome lo abbiamo scelto perché, come il logo, è anche un gioco. La parte “AIR” sta per “Advanced Industrial Research”, ad indicare ciò di cui ci occupiamo, ma premettendo “On” diventa “sei in onda” che è proprio come ci sentivamo allora e continuiamo a sentirci: impegnati in diretta e in prima persona.
Quella che all’inizio era un’intuizione oggi è una realtà operativa che crea lavoro e continua ad affrontare progetti sfidanti. Come ad esempio il progetto di un sistema innovativo per la gestione real-time del traffico ferroviario, al quale stiamo lavorando da oltre 7 anni con l’Innovation Department di ProRail (le Ferrovie Olandesi). Noi siamo responsabili della realizzazione e messa a punto di quello che è il nucleo intelligente del sistema, incaricato di prevenire il verificarsi di conflitti sulla rete e regolare dinamicamente il traffico. L’obiettivo principale è la puntualità dei treni (il 95% dei treni deve essere puntuale, anche nelle ore di massima congestione). Il concetto stesso di puntualità è rigoroso per ProRail: un treno non è considerato puntuale se arriva a destinazione con 3 minuti di ritardo!

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