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Elisabetta Manduchi PDF Stampa E-mail

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Image courtesy of the Kaestner lab, University of Pennsylvania.

foto Manduchi Dopo essermi laureata in Matematica presso l´Università di Roma 'La Sapienza' nel 1987, ho frequentato per un anno l´Istituto di Alta Matematica Francesco Severi.
Nel 1988 ho ottenuto una borsa di Teaching Assistant presso l´ Università del Maryland a College Park, USA, dove ho iniziato il corso di studi per il Ph.D. in Matematica, insegnando simultaneamente come esercitatrice di vari corsi (Calcolo I e II, Algebra Lineare, ecc.). Dopo aver terminato il dottorato sotto la guida del Professor David Rohrlich con una tesi nel campo della Teoria dei Numeri Algebrica, ho ottenuto una posizione di post-dottorato come Lettore in Matematica presso l´Università della Pennsylvania (Upenn) di Filadelfia. Come post-doc ho insegnato vari corsi di base, come Calcolo, e corsi più avanzati come Algebra Astratta e Teoria dei Numeri e ho continuato le ricerche intraprese durante il dottorato.
Finito il mio incarico presso il Dipartimento di Matematica di Upenn, ho lavorato per due anni come professore visitatore presso il Dipartimento di Matematica del College di Haverford, vicino a Filadelfia.
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Image courtesy of the Kaestner lab, University of Pennsylvania.
  Nel 1998, in seguito ad un incontro e successive collaborazioni con professori di Upenn, che lavoravano nel campo allora nuovissimo della Bioinformatica, mi sono lanciata in questo settore, dando una svolta sostanziale alla mia carriera e passando dalla ricerca in Teoria dei Numeri a un campo molto più applicato. La Bioinformatica, ora una disciplina molto più sviluppata con tanto di corrispondenti corsi di laurea in varie università statunitensi, è nata in risposta a nuove tecnologie di biologia molecolare che hanno rivoluzionato in gran parte il modo in cui si svolge la ricerca in tale settore.
Queste tecnologie cosiddette “high throughput” permettono di fare esperimenti che generano un´enorme quantità di dati (e.g. dati di sequenziamento di genomi, dati di espressione genica, ecc.) che un biologo non può esaminare individualmente. Per esempio, invece di esaminare un gene specifico, questi esperimenti possono esaminare in parallelo migliaia di geni.  Image  È dunque necessaria una stretta collaborazione fra  biologi e medici che generano i dati e coloro che hanno l´esperienza computazionale per poterli gestire e analizzare, sviluppando appropriati sistemi di banche dati e algoritmi e metodi statistici. Nonostante i miei studi non avessero incluso corsi di statistica o di informatica, la mia formazione matematica ha senz´altro facilitato l´apprendimento rapido di ciò che mi serviva per poter lavorare in Bioinformatica.  Come tipo di ricerca quest´ultima è spesso euristica. Quello che la rende particolarmentee interessante è la rilevanza medica e biologica dei problemi affrontati.
Dal 1998 lavoro presso il Centro interdipartimentale di Bioinformatica dell´Università della Pennsylvania (PCBI). Il nostro gruppo ha strette collaborazioni con laboratori, anche di altre istituzioni, che fanno ricerca in vari settori biomedici. Le ricerche riguardano sistemi diversi, dal pancreas e diabete al plasmodio della malaria, da studi sull´aterosclerosi a studi su traumi cranici, ma che generano dati dello stesso tipo e che possono dunque essere gestiti ed analizzati con metodi simili. Ogni progetto ha carattere interdisciplinare perché coinvolge personale proveniente da  settori diversi come biologi e medici, statistici e matematici, informatici e ingegneri del software, e questo arricchisce il lavoro con scambi molto stimolanti.
 
(Scritta nel 2007)