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Robert Ghattas PDF Stampa E-mail
Rober Ghattas In principio era la pigrizia. Fare poco per ottenere tanto. E quindici annualità di matematica rispetto alle molte decine delle altre facoltà mi sembravano un buon affare. Perché la matematica è la quint'essenza della pigrizia, dello studiare oggi per non essere costretto a lavorare anche domani, del capire le regolarità oggi per non essere costretto a misurare l'ipotenusa con il righello domani e dopodomani e sempre.

Bella per questo la matematica. Ma bella anche perché della pigrizia ha anche il volto del gioco: una domanda, si cerca la risposta, si intraprendono molte strade. Peccato che a volte si insegni la matematica consegnando solo la pagina 46 della settimana enigmistica, quella delle soluzioni. Studiare la soluzione di un rebus senza averlo visto, senza aver cercato di risolverlo è triste, e arido, e difficile. Quello che di solito si dice della matematica, insomma.

Certo, la pigrizia e il gioco; ma soprattutto la bellezza del mondo, e delle opere degli umani. Belle le dimostrazioni, ma bella altrettanto la poesia, e così il cinema, la grafica, l'architettura. Dopo quattro anni avevo bisogno anche di tutto questo. La mia tesi di laurea è sui paralleli tra la narrativa dello scrittore argentino Jorge Luis Borges e la matematica che si stava sviluppando e diffondendo in quel periodo. Con una tesi del genere mi tagliavo la strada alla possibilità di continuare a lavorare all'università, probabilmente me ne aprivo altre.

Che cosa si fa, allora? Il mio prof di italiano del liceo mi dice "scrivi"; io piuttosto leggo. E leggo che Trieste ha ospitato Italo Svevo, e Umberto Saba, e James Joyce. E poi c'è il mare, c'è la bora, c'è la montagna, c'è il mondo mitteleuropeo, c'è il mondo slavo, c'è il mondo ebraico. E c'è la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, nota come Sissa, che ha un master in comunicazione della scienza. Fa per me: domanda, esame, sono ammesso. Si inizia.

Due anni per imparare a muoversi nel mondo di quelli che la scienza la raccontano e la vivono con gli altri: libri, giornali, musei, festival, documentari, laboratori. Persone stupende, con cui condividere la bellezza dei corsi, della città. Capisco che ha ragione il mio prof di italiano: è ora di scrivere. Nasce Insalate di matematica (Sironi, 2004), in cui raccolgo cose legate alla matematica nella vita di tutti i giorni.

Poi serve il pane, serve lavorare. Inizio a fare attività di laboratorio di matematica nelle scuole, cercando di far utilizzare il più possibile le mani e il cervello e meno possibile i quaderni e i teoremi. La cosa funziona: i ragazzi sembrano divertirsi, sembrano imparare; e - cosa bella! - anch'io imparo, anch'io mi diverto. Può quasi diventare il mio lavoro.
Psiquadro
Quasi: non è facile organizzarsi, non è facile farsi pagare decentemente, non è facile stare dietro a progetti, contatti, contratti. Arrotondo facendo lavori per case editrici di scolastica: scrivo introduzioni ai capitoli, pagine di curiosità, esercizi. Nel frattempo apre un museo interattivo vicino a dove abitavo, e lì lavoro per un anno e mezzo: faccio laboratori con studenti di ogni età - dai 4 anni in su! - e animo le postazioni interattive del museo con i visitatori.

Ma amo il vento, e amo le vele spiegate. Soffia verso occidente, e dalla costa marchigiana mi trasferisco a Perugia, dove lavora Psiquadro, una piccola cooperativa con il cuore grande. Attività di laboratori dedicate alle scienze con le scuole, eventi, mostre: tre i filoni in cui mi ritrovo a lavorare. Ora ne sono il responsabile didattico, ovvero quello che inventa le attività, cura la formazione dei nuovi animatori e li coordina, sforna nuovi esperimenti e nuove prove, fa formazione con gli insegnanti, va nelle scuole a fare attività con gli studenti - ne vedo in media un migliaio al mese.

Perugia Science festival Psiquadro organizza il Perugia Science Fest, che è un'allegra festa della scienza per le strade della città. Così allegra che dopo esserne stato ospite per due anni con degli show di matematica ho deciso di infilarmi tra gli organizzatori: un'ottima occasione per dar forma assieme a degli amici alle idee della scienza che col tempo si vanno formando nel cervello e nel cuore. E si cerca di dare il medesimo spirito allegro e al contempo profondo anche ad altri piccoli eventi: animazione di open day in istituti di ricerca e scuole, mini-eventi specifici dedicati alla biologia, o alla chimica. Stiamo lavorando a qualcosa dedicato per intero alla matematica.


E scrivere non si scrive più? L'ultimo lavoro è Tutti i numeri sono uguali a cinque (Springer, 2007), che ho curato assieme a due amici. Questa volta si tratta di un'antologia di racconti scritti da persone che come me lavorano "attorno" alla scienza. Perché bello scrivere di matematica ma bello anche scrivere storie, e bello farlo con altre persone.


Di tutte le storie questa che ho appena raccontato del mio lavorare da matematico è la più intricata, e di certo quella il cui finale è più difficile da prevedere. Il capitolo che termina qui è fitto di luoghi, volti, intrecci, esperienze; e dura appena sei anni. Che cosa succederà nei prossimi capitoli chi legge probabilmente non è così interessato a saperlo, né probabilmente verrà a saperlo. Chi scrive invece ne è ben curioso; e d'altronde sono certo lo saprà.

(Scritta nel 2007)
 
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