Home arrow Ricerca e Sviluppo arrow Lilli Fragneto
Lilli Fragneto PDF Stampa E-mail

Lilli FragnetoCredo di aver avuto un pensiero matematico sin da bambina. Da sempre, numeri e forme mi hanno affascinato, più del gusto e dei colori. La mia prima palestra matematica è stata la merceria di mia madre: io e le mie sorelle passavamo il tempo a suddividere la merce in modo da mettere il maggior numero di cose in uno spazio, a misurare le stoffe, a eseguire somme, divisioni, a calcolare la percentuale da aggiungere ai prezzi…

Al liceo studiavo matematica non tanto per un riscontro esterno, ma per giocare con la mia “intelligenza”: mi sfidavo da sola, passavo ore a fare esercizi di ogni tipo per il gusto di trovare una soluzione. Io mi ponevo dei limiti, io li superavo, io non ci riuscivo... In quelle ore, il mondo era fuori: i conflitti, le tensioni in famiglia, le amicizie… Quando arrivò il momento di scegliere l’università, non esitai un istante: mi iscrissi a Matematica.

A dire il vero, l’intero periodo universitario fu pieno di sorprese, rivelazioni, incontri, in un’unica parola, cambiamenti. Il primo fu vivere a Napoli. Da Vitulano, una realtà piccola e limitata, dove conoscevo ogni strada e ogni storia degli abitanti che lì vivevano, ero approdata a Napoli, il luogo per definizione della imprevedibilità, del caos.  
Il percorso di studi fu dinamico e caratterizzato da successive e continue scoperte: ogni volta che seguivo un corso, pensavo che la teoria sviluppata fosse completa, vera, indiscutibile, poi passavo al corso successivo, et voilà... il cambio di assiomi, variava anche la mia percezione di vita.  Mi interessai soprattutto alla geometria: imparai che tutto quello che è costruito dall’uomo può essere scomposto in poligoni elementari, quadrato, triangolo, esagono, ottagono, e anche il cerchio. Invece le forme della natura non possono essere descritte con la geometria euclidea perché contengono l’infinito, anche quando sono così piccole da stare nel palmo di una mano.

Durante il corso di laurea  partii per  Aquisgrana, in Germania, con un programma Erasmua. Dopo 3 anni di caos avevo bisogno di ritornare a piccole dimensioni: umane. Aquisgrana era l’ideale, piccola cittadina, ordinata, pulita. Lì poi c’era anche un’ottima scuola di matematica, quindi cosa volevo di più? Conoscere il tedesco…
 
Mi affascinarono le lezioni del prof. Plesken sulle geometrie non euclidee. Acquisii la consapevolezza che lo spazio ha una realtà anche al di fuori della percezione umana e quindi non è possibile descriverne interamente le leggi a priori: possiamo descrivere ciò che il nostro occhio vede, oppure possiamo “sbizzarrirci” a negare anche un solo assioma, una verità che è da tutti accettata e costruire una nuova teoria completa dove decadono alcune proprietà che sembrano fondamentali, ma si possono scoprire nuovi enti geometrici.

Rientrata da Aquisgrana, nell’agosto del 1997, andai a Milano per uno stage in un centro di ricerca; l’argomento era lo studio dei frattali e la codifica di immagini. I primi mesi andarono meravigliosamente, tutto quello che studiavo mi piaceva, ed era il nuovo filtro per guardare il mondo. Successivamente il mio stage è stato un disastro, ho  dovuto scrivere degli algoritmi per realizzare la compressione frattale. Dramma... ho impiegato 1 anno per far funzionare tutto, mentre, ne sono certa, un ingegnere ci avrebbe messo meno di 3 mesi. Lì capii che poiché la mia preparazione era stata fino ad allora teorica, con carta e penna, non avrei potuto fare altro che il  matematico. Ecco perchè dopo  la laurea, il dottor Poluzzi, un omone grande e gentile che lavorava al  centro di ricerca, mi propose di lavorare in crittografia, io presi la palla al balzo e accettai!   
 
È da nove anni che faccio questo lavoro, sono crittografa e mi piace. Mi piace sia per quel che significa sia per gli strumenti  matematici con cui ho a che fare tutti i giorni. Studio la matematica che è alla base dei codici segreti, degli enigmi. Il mio lavoro consiste nella creazione e soluzione di “misteri”... In modo alternato mi occupo di migliorare i sistemi di sicurezza e di romperli, per poi rinforzarli. Traducendo, quello che faccio ogni giorno è usare carta e penna, qualche volta il computer. Ho incominciato con il moltiplicare velocemente nella aritmetica modulare. Poi ho studiato come calcolare il numero dei punti di una curva ellittica quando l’ambiente su cui giace è finito. Ora sto analizzando la scomposizione di numeri in fattori primi per provare un attacco ad una famiglia di sistemi crittografici, mentre cerco di scoprire quali curve ellittiche sono robuste... 
 
ImageDal 2005, dopo aver seguito alcuni corsi di recitazione e essere entrata a far parte della Bottega dell’Autore – Attore, una sorta di fabbrica artigianale di progetti teatrali, mi sono dedicata stesura di una storia concernente la matematica. In 17 mesi ho ipotizzato, raccontato, dedotto, vissuto infiniti attimi di forti emozioni e il risultato è stato un gioco teatrale con le forme, i numeri, una sorta di  dimostrazione poetica e il teorema diceva: La matematica seduce e appassiona, basta avere la voglia di scoprirla per riuscire a coglierne la bellezza e per esserne conquistati. Quest’anno, nel mese di marzo 2007, in una scuola di Cologno, ho avuto la soddisfazione di  portare su un palcoscenico questo progetto: Stamattina assisterete ad una lezione di matematica, o meglio, ad una lezione di geometria. Vedremo insieme che è possibile misurare il mondo, fare geometria, usando forme diverse dalle rette, quadrati, cerchi... da quelle forme ereditate dalla geometria euclidea. Esiste una nuova geometria che fa uso di forme che si trovano in natura... è la geometria frattale, è una teoria che non crea modelli o griglie, ma semplicemente  descrive il mondo intorno a noi, e lo traduce in matematica tenendo conto degli infiniti particolari.
 
ImageDa bambina a me piacevano i frattali naturali, anche se non sapevo ancora si chiamassero così, come le nuvole, le felci, i fiocchi di neve, ma più di ogni altra cosa mi piacevano i cavoli…
 
Oggi ho 35 anni e da sempre, nel guardare ogni forma di vita, il pensiero matematico è il mio filtro: a volte per rendermi cosciente, a volte per rassicurarmi, a volte soltanto per gioco.