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Maria Cannata PDF Stampa E-mail
 
Dott.ssaMaria CannataScelsi di studiare matematica in quarta liceo scientifico, perché al piacere e all’interesse che la materia mi aveva sempre suscitato si aggiunse l’entusiasmo innescato da un professore eccezionale (il prof. Antonelli), che risultò determinante per tutta la mia vita, dato che alla facoltà di matematica dell’Università di Roma conobbi anche il mio attuale marito. Inoltre, avevo maturato la consapevolezza che, a differenza di altre discipline che pure mi attraevano, non mi sarebbe stato possibile studiarla per conto mio.
Dopo il biennio di esami fondamentali, il mio piano di studi fu abbastanza variegato, spaziando tra le applicazioni informatiche e quelle probabilistiche. Ebbi poi la fortuna di incontrare Bruno de Finetti e di laurearmi con lui in una tesi sui processi aleatorii.  
Appena laureata (ottobre 1977) insegnai per due anni scoprendo, senza averlo sospettato prima, che l’insegnamento mi piaceva enormemente. Tuttavia, si era proprio all’inizio di un lungo periodo durante il quale ci fu la paralisi dei concorsi a cattedra nelle scuole pubbliche, quindi cominciai a partecipare ad altri concorsi, vincendone due per funzionario statistico pressoché contemporaneamente (nel 1980), uno all’Istat e uno al Ministero del Tesoro. Scelsi quest’ultimo e fui assegnata ad una divisione che era un “osservatorio economico e finanziario” dove, a partire dal 1983, cominciai a studiare dinamiche e composizione del debito pubblico, dedicandomi anche allo studio dell’econometria e stimolando un maggiore utilizzo dell’informatica: oggi sembra incredibile, ma all’inizio degli anni ’80 non c’era ancora quasi nulla di automatizzato nella Pubblica Amministrazione. Al Tesoro c’era solo un “sistemone” centralizzato UNIVAC, molto poco flessibile e di fatto non fruibile per analisi econometriche. Così, nel 1985 mi feci promotrice dell’acquisto del primo PC del Ministero, rendendomi indipendente da interminabili aggiornamenti di sistema, che alla fine risultavano deludenti in termini di prestazioni.
La svolta professionale, tuttavia, avvenne nel 1992, quando, dopo una ristrutturazione del Ministero, il neo Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi (attuale Governatore della Banca d’Italia) chiamò a capo del nuovo Servizio Primo l’economista Francesco Giavazzi, il quale decise che c’era materiale umano e professionale da valorizzare nel gruppetto di persone che lavorava con me, anche perché era l’unica unità effettivamente informatizzata.
In un momento decisivo per la ridefinizione dei ruoli istituzionali tra Tesoro e Banca d’Italia (politica di emissione e gestione del debito pubblico all’uno e politica monetaria all’altra), in attuazione dei principi dettati dal Trattato di Maastricht, divenni responsabile dell’ufficio incaricato dell’analisi del mercato del debito pubblico e dell’elaborazione degli scenari di emissione sul mercato domestico.       
Contemporaneamente, venivo interessata alla definizione delle metodologie statistiche di classificazione delle poste contabili in numerosi gruppi di lavoro internazionali, soprattutto in ambito comunitario per l’attuazione della procedura di controllo dei disavanzi eccessivi.
Nel biennio 1997-1998 la sfida forse più importante di tutta la mia carriera: l’incarico di seguire per il Ministero tutte le fasi di preparazione all’introduzione dell’euro nel 1999, con la ridenominazione in euro del debito pubblico in lire, la dematerializzazione dei titoli di Stato e di tutti gli strumenti finanziari negoziabili per rendere il mercato italiano moderno e competitivo al momento del lancio del nuovo mercato unico europeo, la redazione delle norme di transizione al riguardo. Un’esperienza estremamente impegnativa, ma esaltante.
Poi, nel 1999 il lancio del sito internet del debito pubblico e, a fine 2000, la nomina a Direttore Generale del Debito Pubblico (una delle Direzioni Generali in cui è oggi articolato il Dipartimento del Tesoro).
Il mio lavoro oggi è quello di gestire il debito dello Stato, il che significa emettere titoli  e gestire il relativo portafoglio in modo da minimizzare il costo del finanziamento, nell’ambito di una strategia di medio-lungo periodo che limiti i rischi di mercato. Le emissioni avvengono sia sul mercato interno - in euro - che sui mercati internazionali - in valuta e in euro - e la penetrazione in tutte le aree geografiche, raggiungendo una platea di investitori quanto più possibile ampia e diversificata, rappresenta una sfida continua di aggiornamento e di attenzione all’evoluzione dei prodotti e delle tecniche di valutazione degli stessi, in un contesto di mercato davvero globale e competitivo. E’ un lavoro affascinante, che permette di spaziare e incidere su fenomeni e situazioni di ampio respiro, con la consapevolezza che il rigore professionale, inteso sia come preparazione tecnica che in termini di coerenza e correttezza nel comportamento, può far la differenza e contribuire positivamente all’immagine del proprio Paese.
Naturalmente, possedere un background matematico aiuta nella comprensione degli strumenti finanziari, ma è soprattutto l’impostazione logica di fondo, che dalle premesse trae le conseguenze senza “distrazioni” dal percorso razionale, ad essere importante; essa emerge anche in situazioni concrete, dov’è essenziale mantenere alta l’attenzione a molteplici fattori senza perdere il filo conduttore degli obiettivi che si perseguono.
Ritengo sia un gran peccato che oggi la laurea in matematica non sia più considerata equipollente ad altre (tra cui quelle in statistica e in economia e commercio) per l’accesso a numerose funzioni nella Pubblica Amministrazione, visto che la formazione rigorosa che contraddistingue chi ha scelto questa disciplina, oltre a fornire gli strumenti logico-formali di base, rappresenta a mio avviso un fattore di qualità che consente di integrare e compensare rapidamente, con un po’ di studio e di applicazione, eventuali carenze specialistiche in altre discipline.