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Mauro Meanti PDF Stampa E-mail

meanti La prima svolta, dopo la laurea  nel 1983,  e un periodo di precariato - ben pagato ma molto poco stabile - al mitico IAMI del CNR in Via Cicognara, arrivò nel 1985, quando arrivò a concorso il primo (e unico, in quel periodo) posto di ricercatore per la mia generazione di laureati. Era a Brescia, in Analisi se ricordo bene;  arrivai secondo, e la frustrazione fu tale da farmi decidere di cedere, e trovare lavoro nell'industria. Ma ero ancora idealista, e cercavo la "ricerca e sviluppo" e l'azienda "italiana", e approdai in Olivetti, dove scroprìi che la "ricerca e sviluppo" voleva dire programmare software, senza metodi nè formazione nè basi professionali. Ma era divertente, e la prima lezione fu che, in azienda,  le cose  si imparano solo facendo.
L'Olivetti in quegli anni era all'apice del successo economico e mediatico, ma aveva già posto le basi per la futura decadenza attraverso una serie di "non scelte" tra le diverse tecnologie IT; io di questo ovviamente non me ne accorgevo, e sfruttai volentieri l'opportunità di andare per due anni negli Stati Uniti, tra Seattle, dove era la Microsoft, e San Francisco, dove erano quasi tutte le altre aziende IT, a occuparmi di diversi progetti, e a decidere che lì  si lavorava bene ma si viveva male, cosa che avrebbe influenzato alcune scelte successive. Tornato in Italia nel 1989 divenne  chiaro che la parabola di Olivetti nell'IT era finita  e che il primo ramo secco sarebbe stata la Ricerca e Sviluppo, e cercai qualcos'altro.  Ero stato già assunto dalla Bull, un'altra azienda di IT che sarebbe morta da lì a poco, quando per pura combinazione venni contattato dalla filiale Italiana di Microsoft.  La seconda svolta, casuale ed estremamente fortunata.
Microsoft Italia era fino a quel momento una azienda che si occupava solo di vendita e di marketing, quindi del tutto al di fuori dalle mie aspirazione e dalle mie competenze, ma nel 1990 iniziava ad operare anche una divisione di consulenza tecnica, molto piccola, che offriva consulenza ovviamente solo sulle tecnologie di Microsoft.  Era comunque un ruolo tecnico e accettai, trovandomi  così a fare il consulente e di nuovo a imparare "facendo", con l'aggravante che il mio lavoro veniva pagato dai clienti, e quindi i criteri di valutazione erano molto più stringenti. Ero comunque il secondo assunto in questa divisione di consulenza, e nelle strutture più piccole è più facile crescere velocemente; mi trovai nel 1995 a essere a capo di tutta la organizzazione di delivery, forse all'epoca una quarantina di persone.  Pensavo di avere trovato il mio cammino, e per Microsoft la consulenza non era (e non è) l'area primaria, quindi cominciavo a cercare opportunità in aziende di consulenza vere e proprie, quando il general manager di Microsoft Italia (quindi il capo del mio capo) mi chiese di diventare il suo assistente esecutivo.
Fare l'assistente esecutivo di un capo azienda è uno dei migliori mestieri del mondo (se si va d'accordo con il proprio capo), perchè fornisce visibilità totale su quello che l'azienda fa, esponendoti a tutte le dinamiche interne ed esterne, senza l'assunzione di responsabilità che esserne a capo comporta. Fu la mia terza svolta, dove mi trovai di colpo esposto a temi di vendita, di marketing, di gestione dei bilanci, che non avevo mai conosciuto. Furono probabilmente i due anni più formativi della mia carriera, in termini di assorbimento di nuove nozioni.
Il general manager venne poi promosso nel 1987, e fui chiamato a sostituirlo diventando responsabile di Microsoft in Italia. I problemi cambiarono, e dovetti imparare a gestire persone con più anzianità ed esperienza di me, a diventare un motivatore, a parlare davanti a platee anche molto grandi senza il tempo di prepararsi come si vorrebbe. Dovetti anche imparare a navigare una organizzazione molto complessa, perchè nel frattempo Microsoft continuava a crescere e ad entrare in nuovi settori, e il mio ruolo richiedeva molte più interazioni con la struttura della Corporation.
I primi anni furono molto difficili, in parte a causa della complessità del lavoro e della mia preparazione parziale, in parte perchè la percezione pubblica di Microsoft entrò in crisi a causa del contenzioso  per monopolio che ci oppose all'Antitrust americana (e la cui onda lunga è ancora oggi attiva in Europa).  Microsoft passò in pochi mesi, per la gran parte della stampa e dei media, dal ruolo di "azienda miracolo" e "modello" a quello di azienda monopolista e "vecchia".  Il lavoro si trasformò richiedendo di passare molto più tempo all'esterno, mantenendo relazioni e dando un volto locale  all'azienda, in modo da bilanciare notizie e percezioni che arrivavano dai fatti d'oltreoceano.
Poi, tra il 2000 e il 2001, la crisi mediatica passò, o meglio fu sostituita dallo sgonfiamento della bolla di internet, e potei focalizzarmi di più sulla costruzione di una nuova squadra di management e sulle attività più interne.
All'inizio del 2003,  nel corso di una completa ristrutturazione della Corporation che modificò il ruolo delle divisioni di prodotto estendendolo alle regioni geografiche e alle singole filiali, fui nominato responsabile per tutta l'Europa, Medio Oriente e Africa della Divisione chiamata "Server and Tool" che si occupava di realizzare e vendere i prodotti cosiddetti di "backoffice" come Sistemi Operativi Server, Data Base, Sistemi di Posta Elettronica e Strumenti di Sviluppo.
L'headquarter EMEA è a Parigi, ma io continuavo ad essere basato a Milano, il mio capo a Londra e il mio team era distribuito in tutta Europa. Imparai velocemente i pregi e i limiti dell'operare in realtà internazionali dove non c'è un "ufficio" dove ci si incontra ogni giorno, dove la maggior parte delle interazioni avviene per email o per teleconferenze, dove viene a mancare lo  scambio informale di idee e di emozioni che caratterizza un normale ufficio di lavoro.  A parte questo limite, il lavoro europeo è stato molto interessante la mia divisione era in veloce crescita e interagire con paesi diversi, e con problemi e opportunità molto diverse, mi ha aiutato ad acquistare una maggiore flessibilità nel giudizio.
Ora, da pochi mesi, ho spostato il mio centro geografico a Monaco, dove mi occupo, per tutte le divisioni di prodotto, dell'Europa dell'Est; in un certo senso ho ridotto il mio perimetro geografico ma ho ampliato quello di prodotto. È, in un certo senso, una via di mezzo tra i due lavori precedenti, con il vantaggio di lavorare nell'area più interessante (e instabile) d'Europa.

(Scritta nel 2007)