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Maria Laura Manca PDF Stampa E-mail
Maria Laura MancaPerché ho scelto matematica? Ho deciso di sceglierla dopo la maturità perché era la materia che mi riusciva meglio al liceo, tra l'altro quella che avevo bisogno di studiare di meno. Non avevo certo le idee chiare alla fine della maturità scientifica, presa a Cagliari con 60/60 alla fine degli anni '80, su che cosa avrei fatto da grande, se non una generica intenzione di approdare alla  carriera universitaria. Ricordo uno dei commissari della maturità che mi rispose che "tutti vogliono fare carriera universitaria" e la risposta di un altro, più gentile, "se non si sogna a 18 anni...'.

Ad ogni modo, eccomi lasciare la famiglia e partire alla volta di Pisa, dove la fama del Corso di Laurea in Matematica è ottima. Da giovanissima, l'aspirazione era naturalmente la matematica pura; verso i vent'anni iniziai a scendere sulla terra e a scoprire la matematica applicata. Non ho particolari ricordi legati agli anni degli studi universitari, solo più tardi ho imparato ad apprezzare l'ambiente così informale e alla mano del Dipartimento, forse proprio perché la matematica è, tra le scienze, quella in cui circola meno denaro...
 
Dopo la laurea mi fu proposto, quasi casualmente, un contratto di un anno presso il Dipartimento di Medicina Interna; iniziai ad appassionarmi alla medicina, ma capii di aver trovato la mia strada quando l'anno seguente iniziai a lavorare prima in neuro-riabilitazione e di lì a poco in neurologia. Mi resi conto, avevo circa 25 anni, di aver passato la prima metà della mia vita a sognare di fare il medico per poi, alle scuole medie, orientarmi verso la matematica pura. Ma ora mi era stata offerta la possibilità di applicare la matematica alla medicina, e a quella del cervello! Non avevo idea di che cosa volesse dire.
 
Che cosa è stato difficile? Intanto comunicare e trovare un linguaggio comune con i colleghi medici. E poi passare dalla teoria alla pratica; il calcolo delle probabilità e la statistica matematica dei miei studi mi sembravano completamente estranei alla statistica biomedica; i miei esami di fisica e la tesina di informatica  non avevano apparentemente nulla a che vedere con la costruzione di reti neurali e l'elaborazione dei segnali biomedici. In seguito, con fatica, sono riuscita a ricollegare cose che sembravano così lontane: il mosaico si è ricomposto e tutti i pezzi sono tornati al loro posto.

Oggi ho un lavoro a tempo indeterminato presso la Facoltà di Medicina dell'Università di Pisa, in convenzione con l'Azienda Ospedaliero-Universitaria.
Come applico la matematica in ambito sanitario? In tutto quello che faccio, in modo più diretto se mi occupo di analisi statistica, o di epidemiologia.

Studiare matematica mi ha insegnato ad essere rigorosa e a definire gli "enti" con i quali si lavora; inoltre mi ha dotato della capacità di astrarre, di riconoscere in generale "qual è il problema", ragionarci e approfondirlo, capire se è risolvibile, e se sì come affrontarlo e risolverlo. Per me è stato come imparare le leggi di un codice per poi applicarle in tutto, e non soltanto nella vita lavorativa.

Perché allora ho scelto matematica? Non so, parafrasando Ennio Flaiano, che fu marito di una celebre matematica, è "certo, certissimo, anzi probabile' che l'abbia scelta perché la amo, e come tutti gli amori ???"
 
(Scritta nel 2007)