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Beatrice Giglio PDF Stampa E-mail
ImageVorrei poter dire che la matematica è sempre stata la mia passione e che fin da piccola avevo sempre sognato di studiare matematica. In realtà da ragazzina ho sempre saltellato allegramente da una passione all'altra, sognando un giorno di diventare una giornalista, un altro di diventare un diplomatico e poi parrucchiera, commerciante e chissà cos'altro. Matematica era sempre stata la mia materia preferita, ma non avrei mai immaginato di poterne fare una carriera.

Arrivai alla scelta di studiare matematica in maniera casuale e, devo dire, la casualità ha poi accompagnato le mie scelte in molti altri crocevia della vita. Un professore di liceo, che tentò di spaventarci affermando che la matematica all'università era completamente diversa da quella che stavamo studiando, finì per incuriosirmi, fornendomi l'idea di usare la laurea in matematica come primo gradino per una successiva specializzazione in programmazione (il corso di laurea in informatica non esisteva a Perugia). Così mi ritrovai in quel settembre del 1988 a seguire le incomprensibili lezioni di un pazzo ma adorabile professore di algebra. Da quel momento mi si aprirono le porte di quello che vedevo come un magico mondo parallelo. Ricordo ancora come, entusiasta, cercassi di spiegare a mia sorella la perfezione della geometria proiettiva, di come il piccolo trucco di inventare un "punto all'infinito" descrivesse e spiegasse un mondo in cui anche due rette parallele si incontrano in un punto!  Non immaginavo che da quell'entusiasmo per un mondo che non c'è, mi sarei piano piano (e sempre casualmente!) ritrovata nel mondo, molto reale, della finanza!

La sequenza di eventi, a guardarla ora a posteriori, sembra programmata attentamente; in realtà fu tutto un caso, veramente: dalla scelta dell'orientamento applicativo, per aumentare le probabilità di trovare un lavoro, alla scelta delle reti bayesiane come argomento della tesi di laurea, perché mi era simpatica la professoressa di probabilità, e poi l'interesse verso la statistica, perché l'altra mia relatrice era assistente nel dipartimento di statistica.

Da qui qualche altro lancio di dadi della dea Fortuna ed eccomi, su suggerimento della mia relatrice, a fare domanda per una borsa di studio per l'estero dell'Istituto Superiore di Alta Matematica. Quando ricevetti la notizia che avevo ottenuto una borsa per frequentare un Master a Londra non potevo crederci. Ad essere sincera stavo quasi quasi per rinunciare, tanto forte era la paura di ritrovarmi da sola a Londra: ero nata e sempre vissuta in una cittadina di 18000 abitanti, e non conoscevo neanche una parola di inglese. Ma, sebbene esitante, mi feci coraggio e partii. Sul binario da Victoria station per Gatwick, guardando il treno su cui mia sorella si riavviava verso "casa" diventare un piccolo punto di luce tra i grigi palazzi di Londra, mi dissi che ero stata una pazza ad avventurarmi in questo modo, ma mi consolai dicendomi che alla fine del Master sarei tornata al mio adorato paesello; magari anche prima, se non avessi resistito. E invece, dopo il Master in Statistica allo University College London, accettai un breve lavoro come consulente statistica nella piccola azienda di Maidenhead in cui avevo lavorato per la mia tesi.

Alla fine del Master mi ritrovai a fare un PhD in Statistica, quasi un passatempo mentre lavoravo come ricercatrice per la Risk Initiative and Statistical Consultancy Unit della Warwick University.

Dopo il PhD il salto nel mondo della finanza: un amico che lavorava nella Financial Services Authority, un organo semi-governativo che è responsabile della vigilanza sul settore bancario, mi parlò dei modelli di rischio su cui lavorava. Non credo avessi capito molto bene di cosa si trattasse, ma mi offrirono il lavoro e lì cominciò la mia nuova avventura. Per quattro anni lavorai su modelli di rischio di mercato, rischio operativo e rischio di credito. A quest'ultimo si è rivolta la mia passione.
E ora lavoro in una delle più grandi banche del mondo e sviluppo modelli probabilistici volti a misurare il rischio a cui la banca è esposta nelle sue attività di credito verso aziende di grandi e medie dimensioni.
Il mio lavoro è vario ed interessante; sviluppare un modello statistico costituisce solo una piccola parte dei miei compiti: per misurare il rischio dei prodotti finanziari in maniera accurata bisogna prima capirne la complessa struttura; ci sono poi i dati da elaborare prima di poterli utilizzare in un modello statistico; i risultati vanno poi comunicati e discussi con la direzione per valutarne le implicazioni; infine i modelli vanno "tradotti" in un software che possa essere utilizzato da chi è a contatto col cliente.
Insomma, la matematica mi ha aperto le porte verso un mondo inizialmente sconosciuto ma che alla fine si è rivelato vario, a volte assurdo, ma estremamente interessante almeno quanto il mondo in cui le rette parallele si incontrano all'infinito...
 
(Scritta nel 2007)